Ordine Equestre del  Santo Sepolcro di Gerusalemme

 

LUOGOTENENZA PER L'ITALIA MERIDIONALE TIRRENICA


 TERRA SANTA Pellegrinaggio sulle tracce di Cristo della Luogotenenza per l'Italia Meridionale 8-14 luglio 2009 , di Mabel Fontana Napolitano

prima pagina  

 

 


PELLEGRINAGGIO SULLE TRACCE DI CRISTO

 

Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme

Luogotenenza per l'Italia Meridionale

8 - 14 Luglio 2009

 

di Mabel Fontana Napolitano

 

 

 

Visita al Patriarcato Latino di Gerusalemme.

Al centro S.E. Luogotenente Cav. Gran Croce Giovanni Napolitano,

e alla sua sinistra la sua consorte Dama di Commenda Mabel Fontana Napolitano.

 


8 / 7 Mercoledì -  Partiamo, pellegrini pieni di fede e di buona volontà, ma, in fondo, ignari di ciò che cerchiamo e di ciò che troveremo. Un po' di paura in un angolo segreto del cuore. Paura per i rischi del viaggio, per i pericoli di quella terra tormentata e, paura più grande, anche se non confessata: e se non provassi quel tumulto di emozioni e quel risveglio di fede che chiedo al Signore?

Ci hanno ripetuto: un pellegrinaggio non è un viaggio di piacere, non si intraprende da turista. E’ vero, quello che ci muove è l’amore, il desiderio di conoscere e camminare sulle orme di Cristo e di poter pregare prostrati sul suo Sepolcro vuoto. Popolo di Dio che cammina verso la meta.

Partiamo: è buio, ma negli occhi e nella mente di tutti si scorgono lo stesso timore e la stessa attesa.

Il nostro angelo custode, il nostro sostegno e il nostro conforto Padre Anacleto Bracco OFM, dall’alto della sua vastissima esperienza, ci fa le raccomandazioni rituali. Le soste per raccogliere gli altri componenti il gruppo, la preghiera ed ecco venirci incontro l’alba e poi Roma, l’aeroporto, controlli, domande, fingiamo: ”non parlo inglese” per semplificare le cose, la partenza, il volo, l’arrivo. Tutto secondo programma, tutto perfetto. Ed eccoci sbarcati in questa Terra Santa che vorresti chinarti a baciare, ma ti trattieni per timore di apparire troppo plateale. Senti che per un Cristiano è una grazia poter venire, almeno una volta nella vita, qui dove tutto è iniziato e, immediatamente, il tuo pensiero va a tutti coloro con i quali avresti voluto condividere l’emozione.

Ma, subito devi fare i conti con la durezza della situazione attuale. (Però, a pensarci bene, è stata mai semplice la vita in Terra Santa?). La sicurezza armata, i controlli severi, gli interrogatori, il passaporto sempre in mano.... sono un pellegrino, vengo in pace!

Ed eccoci, finalmente, fuori. Sono le 15 ora locale, la guida, Don Lirio, ci accoglie. Saliamo sul pullman, destinazione Nazaret.

Percorriamo quasi 200 km. e la guida ci informa, a mano a mano che attraversiamo il paese: le grandi strade, i bananeti, le coltivazioni con l’irrigazione a goccia, la bandiera con la stella di Davide e le due strisce blu che rappresentano il Giordano e il mare Mediterraneo, entro i quali è racchiusa la terra di Israele. Il Giordano, il fiume sacro del Battesimo di Gesù, nasce dal Monte Hermon, il monte più alto. La situazione politica difficile e la pace sempre lontana, le diverse anime di Israele moderna: a Tel Haviv si balla, a Gerusalemme si prega, a Haifa si lavora; ma io guardo il paesaggio scorrere dai finestrini e mi accorgo che, quando l’opera dell’uomo diventa meno evidente, perdo il senso del tempo e tutto comincia ad apparirmi caro e familiare.

Caro e familiare come più non potrebbe, per me nata dove abito – a via Carmine – la prima visita devozionale  al santuario sul Monte Carmelo. La grotta di S. Elia, la bella immagine della Madonna, la prima messa e le emozioni sempre più forti: presente e passato, realtà e ricordi. Karmiel vuol dire vigna. Sarà per questo che la mia Madonnina del Carmine, in processione, il 16 luglio, porta la prima pigna d’uva in mano?

Un cammino non lungo e siamo a Nazaret! Nazaret, ma è vero? Quasi non ci credo! Siamo a Nazaret, e mi sento confusa e attonita! E’ buio, le strade sono polverose e solitarie e il paese, tipicamente arabo, sembra piccolo e povero. Come ci apparirà domani col sole?

 

9 / 7 Giovedì – Ed eccola Nazaret! Neanche la luce del giorno la fa più bella. Nataniele diceva che ”niente di buono può venire da Nazaret”. E’ questo il metodo di Dio: scegliere i piccoli, gli umili, i semplici perché tutti si possano sentire partecipi e coinvolti nel suo divino disegno. Ed allora, prende una giovane, quasi bambina, di questo posto dimenticato per farne la Madre di suo Figlio! Siamo nella casa della Vergine! Capite, in questo posto l’Angelo Le ha annunciato che avrebbe messo al mondo il Salvatore! Qui, proprio qui Dio si è fatto uomo!

Kaire Maria, la tua grazia ci segua sempre!

Dopo la casa di Maria, quella di Giuseppe, il posto dove Gesù è cresciuto. Anche questa, come la casa di Maria, salva grazie ai Francescani, che hanno acquistato i luoghi santi e, per preservarli, attorno ad essi, hanno costruito chiese bellissime. D’ora in poi, sarà sempre così. Dovunque andremo dovremo dire grazie a loro se, ancora oggi, abbiamo testimonianza di quel tempo. Loro che hanno riscoperto e salvato i luoghi identificati dai Crociati e distrutti dai Musulmani, in un avvicendarsi di rovina e ricostruzione a cui solo il loro intervento, in secoli successivi, ha finalmente messo termine!

Nel pomeriggio siamo sul Tabor, il monte della Trasfigurazione, un’oasi di pace, per niente turbata dalla presenza di tanti pellegrini.

A Cana riviviamo l’emozione del primo miracolo e rinnoviamo le nostre promesse matrimoniali. Ti ringrazio Signore per i doni che mi hai fatto e  per avermi dato il mio compagno, per le mie nozze benedette dai figli, aiuta e proteggi tutte le famiglie del mondo.

 

Vista dal Monte delle Beatitudini del Lago della Galilea (o di Tiberiade)

 

10 / 7  Venerdì – La giornata comincia presto. Ci aspetta una lunga trasferta. Da Nazaret saliamo verso il lago - il mar di Galilea - l’unico mare che Gesù ha conosciuto. Il lago è calmo, il grosso barcone, carico di anni e di storia ed è impossibile non pensare che Gesù avrà posato gli occhi su queste stesse pietre, camminato su queste terre e che proprio qui ha dato le manifestazioni più evidenti della sua divinità, compiendo miracoli, guarendo e risanando, e ha iniziato la sua vita pubblica e la sua predicazione. La chiesa del primato di Pietro, sulle rive del lago, il rinnovo delle promesse battesimali. Cafarnao, la casa di Pietro dove Gesù ha vissuto tre anni, il monte delle Beatitudini. Un susseguirsi continuo di emozioni. Un rinnovarsi continuo della nostra fede, anche attraverso la semplicità di gesti simbolici, come raccogliere una conchiglia dal lago o bagnarsi i piedi sulla sua riva o ancora, portare via un bottiglietta della sua acqua. Ci sentiamo un po' infantili, tuttavia, mai siamo stati più saldi e sereni nel nostro credo. “Beati i puri di cuore, perché di essi è il regno dei cieli”.

Coraggio, adesso dobbiamo scendere fino al mar Morto, attraverso il deserto! Vale a dire, qualche ora di caldo torrido 43°, per raggiungere una depressione di 411 m. sotto il livello del mare. A Nazaret eravamo a circa 500 m. sopra. Un bel salto che mette alla prova il fisico e anche un po' la psiche. Dopo tanto verde, il deserto; dopo tanta acqua, il fuoco! Un bagno nel Mar Morto serve a distrarci e rinfrancarci e siamo di nuovo in viaggio! Stasera ci attende Gerusalemme, la città santa!

A Gerusalemme convivono le tre grandi religioni monoteiste: ebrei, musulmani e 42 chiese cristiane. Tutte cristiane, non c’è dubbio, tutte uguali dal punto di vista dogmatico, ma, unite nella diversità, rispettose delle lingue e dei costumi. Una situazione difficile che non comprendiamo completamente. Tante complicazioni, tante rivendicazioni, tanti diritti vantati dagli uni a danno degli altri, eppure tutti custodi di quanto più sacro abbiamo, in un  contesto difficile e tormentato e, così, ci appare chiaro come non mai, quanto sia importante la nostra presenza di pellegrini! La nostra immagine di fede e serenità trasmette coraggio ai nostri confratelli cristiani di Terrasanta, fa sentire loro che non sono dimenticati!

Ed ecco venirci incontro la città più contesa e più amata, traguardo del nostro peregrinare: Gerusalemme, “d’oro, di rame, di luce”, la città in cui si è compiuto il destino di Cristo ed è nata la nostra identità.

 

11 / 7 Sabato – Oggi il nostro pellegrinaggio ci porta in Palestina. Muri, filo spinato, check-point, controlli, c’è niente di più lontano ed estraneo per chi è venuto per amore? C’è niente di più distante da un reale desiderio di pace? La Palestina è povera, arida, mortificata e ci tocca profondamente. La visita alle chiese dedicate al Battista e alla visitazione di S. Elisabetta ci prepara al momento magico e solenne dell’ingresso alla Basilica della Natività, a Betlem. Dio sia lodato! Sono nella grotta in cui è nato Gesù! Mi inginocchio a baciare la stella e mi sento come un pastore del presepe: il pastore della meraviglia , quello che manifesta, in ginocchio, in estatica adorazione, lo stupore dell’umanità all’annuncio dell’angelo, e rappresenta la fine del viaggio, poiché il prodigio si è compiuto.

La Messa di Natale nella grotta è un vero terremoto di emozioni …Con le lacrime agli occhi, canto:” Tu scendi dalle stelle”…e sono a casa mia … e mi passano davanti tutti i Natale della mia vita, tutti coloro che mi hanno accompagnata in tanti anni e che rivedrò, un giorno.

Il ritorno è movimentato da un controllo ad un posto di blocco, che serve a mostrarci, praticamente, quanto sia lontana la strada della convivenza pacifica! E’ talmente assurdo che non si trovino altre soluzioni oltre a muri  di odio, eretti più sui cuori e sulle coscienze che sulle strade!

Il giro notturno di Gerusalemme, completa la nostra giornata e ci chiarisce qualche aspetto della complicata situazione locale. Don Lirio, la nostra guida, che ci ha prelevati all’aeroporto e che, da allora, ci accompagna, vive alcuni mesi dell’anno in Israele, e, di conseguenza, unisce ad una profonda cultura teologica, è ordinario all’Università di Messina, una conoscenza reale della situazione che ci mette in condizione  di farci un’idea d’insieme abbastanza precisa. E, purtroppo, ne ricaviamo la sensazione che le cose non sono destinate a cambiare, almeno in tempi brevi. Il quartiere musulmano, il quartiere cristiano, il quartiere armeno e quello ebraico della città vecchia; le bandiere con la stella di David a significare la conquista di uno spazio in una zona; l’intolleranza palese degli ebrei ortodossi perfino alla nostra presenza:” Non li guardate, non li fotografate”, ci viene raccomandato,”E’ shabath e questi ebrei sono a passeggio con le loro famiglie, vanno al Muro del Pianto a pregare, e non amano essere disturbati!”.

La città, dall’alto, è bellissima: le antiche mura che racchiudono la città vecchia, le porte, la spianata del Tempio, il pinnacolo, la cupola d’oro della Moschea d’Omar, la Moschea di Al-Aqsa, il Santo Sepolcro, il  Muro del pianto, il Getsemani e, ancora la valle di Giosaf con il cimitero ebraico e la terribile Geenna. Da quassù, con il favore del buio della sera, i contorni sfumano in una dimensione senza spazio e senza tempo. La Gerusalemme terrena e la Gerusalemme celeste eccole che coincidono e senti davvero di essere arrivato lì dov’è la tua anima!

 

12 / 7 Domenica – La mia mattinata comincia con la visita al Muro del Pianto. Anche qui guardie armate e controlli. Come si può pregare con l’animo libero, sotto la minaccia di un mitra? Poi raggiungo il gruppo alla bellissima chiesa di Sant’Anna, che, costruita dai Crociati, è l’unica rimasta quasi intatta, perché, essendo stata adibita a scuola Coranica, è sfuggita alla distruzione, destino  comune a tutte le altre. Accanto alla chiesa, le rovine romane e la piscina probatica o piscina delle pecore, dove si lavavano gli animali del sacrificio. Ma, il pellegrino non è un turista ed ecco che stiamo per vivere una delle esperienze più intense e toccanti, la Via Crucis. Iniziata dal Sinedrio, il luogo della Flagellazione, è proseguita, per le strade della città vecchia, per la Via Dolorosa, fino al Golgota e al Santo Sepolcro. Un cammino di purificazione e di fede, gravati anche noi della Croce, abbiamo ripercorso i passi di Gesù, vivendo il memoriale della passione con un coinvolgimento intimo e profondo. E siamo alle porte della Basilica del Santo Sepolcro.

La situazione, qui, è molto singolare, con  i monaci di tante chiese (per citarne solo alcune, dalla siriana, alla copta, all’abissina, all’armena) che difendono il loro piccolo spazio e con la chiesa  greco-ortodossa che disciplina, a volte, in maniera anche piuttosto dura, l’ingresso alla Basilica. Dal 1878, grazie al regime dello statu quo dei Luoghi Santi, vige una particolare situazione di fatto che regola i rapporti fra latini, greci e armeni nelle Basiliche del Santo Sepolcro, della Natività e della Tomba della Vergine.  Così, per il momento, non provo ad entrare nell’edicola che racchiude il Santo Sepolcro, ma, mi prostro sulla Pietra sulla quale fu cosparso di unguenti il corpo del Salvatore, salgo l’impervia scala che porta al Golgota, affido la mia famiglia al Signore e mi accorgo di non aver mai sentito così vicina la presenza di Dio. Con questo animo, partecipo alla celebrazione Eucaristica nella cappella dei crociati, felice che la nostra missione di Cavalieri e Dame del Santo Sepolcro, ci dia la possibilità di contribuire a diffondere l’amore per i Luoghi Santi, per i luoghi dove è nato e vissuto Gesù. Da quando Dio si è fatto visibile, i Luoghi Santi fanno incontrare la sua Presenza, nella memoria della sua Passione, e devono essere amati e venerati in rapporto ai momenti più importanti della Sua vita.

 

Visita al Santo Sepolcro di Gerusalemme.

Al centro S.E. Luogotenente Cav. Gran Croce Giovanni Napolitano,

e alla sua sinistra la sua consorte Dama di Commenda Mabel Fontana Napolitano.

 

13 / 7  Lunedì -  Ed eccoci sul Monte degli Ulivi. Tutto sta per compiersi. Il destino di Gesù e il destino del mondo intero! Il posto è pieno di pace e questo rende ancora più forte il contrasto con il ricordo dell’irruzione violenta dei soldati in arme, del tradimento! Ma, forse, è pieno di pace perché era pieno di pace l’animo di  Gesù che, pur conoscendo il suo destino, lo ha accettato per il bene dell’umanità. Dopo la Messa nella bellissima chiesa del Getsemani, la cui volta sembra un cielo stellato proprio per dare l’impressione di essere all’aperto, il nostro pellegrinaggio prende una veste ufficiale: ci attendono il Patriarca Latino e il Custode di Terrasanta. E, da questi due importantissimi incontri, ricaviamo la consapevolezza che il nostro Ordine, lungi dall’essere un coreografico apparato per soddisfare la vanità di alcuni, ha il compito di sostenere, con tutte le sue forze, quanti si adoperano per aiutare e soccorrere “ il corpo di Cristo”, le comunità cristiane locali, minoritarie, isolate, povere che hanno avuto cura di radunare intorno ai Luoghi Santi e di mantenere vive.

Siamo, ora, al momento più atteso e solenne: l’ingresso al Santo Sepolcro. Confesso che pur avendolo pensato e desiderato così a lungo, non ero consapevole che avrei vissuto un’esperienza così profonda e toccante. Siamo, in fila, con i nostri bei mantelli, alla porta della Basilica e, questa volta, i sorveglianti allontanano la folla per lasciare passare noi che, preceduti ed accolti dai Frati Francescani, raggiungiamo l’edicola del Santo Sepolcro. Qui i Frati intonano un Te Deum di ringraziamento e il loro canto sembra venire direttamente dal cielo! Credo, che difficilmente nella vita, avrò ancora un momento di così intensa commozione. L’incontro, poi, con il Sepolcro è talmente sconvolgente che riesce quasi impossibile descriverlo! L’emozione, il pianto, la gioia di essere lì, di esserci con mio marito e mia figlia, la promessa di ritornare anche con mio figlio, il ringraziamento per i doni avuti, il bisogno di raccomandare al Suo amore tutti i miei cari, ma, soprattutto la sensazione forte, netta e precisa  di aver raggiunto la meta!

 

14 / 7 Martedì – Siamo, così, all’ultimo giorno! Siamo ancora qui e già proviamo la tristezza del distacco! Prima della partenza, ancora due visite. Emmaus, dove Gesù risorto si manifestò ai suoi discepoli, un luogo semplice e sereno dove i Francescani vivono lavorando la terra e,  poi, lo Yad Washem, il museo dell’Olocausto, uno dei posti più terribili del mondo, dove vedi concretamente la follia dell’odio e non riesci a credere che l’uomo possa essere capace di  un simile orrore!

Partiti! Il nostro pellegrinaggio è terminato, ma sappiamo già che, quando ci saluteremo il nostro augurio sarà: ” L’anno prossimo a Gerusalemme!”.


                                                                                                              MABEL FONTANA NAPOLITANO






Fonte: si ringrazia l'Autrice la Dama di Commenda Maria Isabella Fontana Napolitano che ha cortesemente inviato il suo Diario di Viaggio in Terra Santa 2009 alla Redazione del Portale OESSG - Luogotenenza per l'Italia Meridionale Tirrenica.
 


 

 

 

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