Ordine Equestre del  Santo Sepolcro di Gerusalemme

 

LUOGOTENENZA PER L'ITALIA MERIDIONALE TIRRENICA


  CULTURA E SPIRITUALITA' : Il Cavaliere del Santo Sepolcro di Gerusalemme testimone eucaristico , di Mons. Vincenzo Taiani

prima pagina  

 

 

IL CAVALIERE DEL SANTO SEPOLCRO DI GERUSALEMME

TESTIMONE EUCARISTICO

relazione del

Comm. Mons. Prof. Vincenzo Taiani

 

Cavaliere del Santo Sepolcro di Gerusalemme  ( Knight  of the Holy Sepulchre of Jerusalem  )

 

Luogotenenza Italia Meridionale Tirrenica - Sezione de' Principati

 

Delegazione O.E.S.S.G. Cava de' Tirreni - Amalfi

Incontro spirituale di preghiera, di ascolto della Parola e di meditazione

 

Cava de' Tirreni, Venerdi 20 Maggio 2005

 

presieduto dal Delegato Gr. Uff. Dir. Giuseppe Raimondi e dal Priore Gr. Uff. Arciv. Orazio Soricelli,

con la partecipazione del Delegato di Nocera-Sarno Gr. Uff. Dott. Catello Celentano.

 

 

 

Nella foto da sinistra: Cav. Arch. Carlo Sarno (con mantello), Cav. Cap. Vasc. Dott. Vincenzo Troia, il Delegato di Cava-Amalfi Gr. Uff. Dir. Giuseppe Raimondi , il Priore di Cava-Amalfi Gr. Uff. Arciv. Orazio Soricelli, il relatore Comm. Mons. Prof. Vincenzo Taiani ,il Delegato di Nocera-Sarno Gr. Uff. Dott. Catello Celentano.

 

 

 

 

IL CAVALIERE DEL SANTO SEPOLCRO DI GERUSALEMME

TESTIMONE EUCARISTICO

 

Relatore:  Comm. Mons. Prof. Vincenzo Taiani

 

 

 

 

I. - Preghiera introduttiva.

 

 

Invocazione allo Spirito

Vieni, o Spirito creatore, visita le nostre menti,

riempi della tua grazia i cuori che hai creato.

O dolce consolatore, dono del Padre altissimo,

acqua viva, fuoco, amore, santo crisma dell’anima.

Dito della mano di Dio, promesso dal Salvatore,

irradia i tuoi sette doni, suscita in noi la parola.

Sii luce all’intelletto, fiamma ardente nel cuore;

sana le nostre ferite col balsamo del tuo amore.

Difendici dal nemico, reca in dono la pace,

la tua guida invincibile ci preservi dal male.

Luce d’eterna sapienza, svelaci il grande mistero

di Dio Padre e del Figlio uniti in un solo Amore. Amen!

 

Salmo 8

1. - O Signore nostro Dio,

quanto è grande il tuo nome su tutta la terra!

Sopra i cieli si innalza la tua magnificenza.

Con la bocca dei bimbi e dei lattanti

Affermi la tua potenza contro i tuoi avversari,

per ridurre al silenzio nemici e ribelli.

2. - Se guardo il cielo,

opera delle tue dita,

la luna e le stelle che hai fissate,

che cosa è l’uomo perché te ne ricordi,

il figlio dell’uomo perché te ne curi?

1. - Eppure l’hai fatto poco meno degli angeli,

di gloria e di onore lo hai coronato:

gli hai dato potere

sulle opere delle tue mani,

tutto hai posto sotto i suoi piedi;

2. - tutti i greggi e gli armenti,

tutte le bestie della campagna;

gli uccelli del cielo e i pesci del mare,

che percorrono le vie del mare.

 

Salmo 1

1. - “Beato l’uomo che non segue il consiglio degli empi,

non indugia nella via dei peccatori

e non siede in compagnia degli stolti;

ma si compiace della legge del Signore,

la sua legge medita giorno e notte.

2. - Sarà come albero piantato lungo corsi d’acqua,

che darà frutto a suo tempo

e le sue foglie non cadranno mai;

riusciranno tutte le sue opere.

1. - Non così, non così gli empi:

ma come pula che il vento disperde;

perciò non reggeranno gli empi nel giudizio,

né i peccatori nell’assemblea dei giusti.

2. - Il Signore veglia sul cammino dei giusti,

ma la via degli empi andrà in rovina”.

 

Preghiera universale : Diciamo insieme: Guidaci nella Tua strada, Signore.

 

Preghiamo: “O Dio, nostro Padre, che nel Tuo Figlio Gesù hai voluto farti compagno dei discepoli sulla strada di Emmaus per sciogliere i loro dubbi e incertezze e rivelare la Tua presenza nel pane spezzato, apri i nostri occhi perché sappiamo vedere la Tua presenza, illumina la nostra mente perché riusciamo a comprendere la Tua Parola e accendi nei nostri cuori il fuoco del Tuo Spirito perché troviamo il coraggio di diventare testimoni gioiosi del Risorto, Gesù Cristo, Tuo Figlio e nostro Signore. Amen”.

 

 

 

II. - RIFLESSIONE

 

 

Siamo quasi alla vigilia del Corpus Domini, solennità fondante della Chiesa, che, in questo 2005, assume un carattere del tutto particolare, essendo esso stato, questo anno, dichiarato dal Papa Giovanni Paolo II, di venerata memoria, nella Lettera Apostolica ‘Mane Nobiscum’, Anno dell’Eucarestia, dall’ottobre 2004, mese nel quale era allora programmato e poi è stato celebrato il Congresso Eucaristico Internazionale dal 10 al 17 a Guadalajara in Messico, all’ottobre 2005, mese nel quale è stata programmata l'Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che si terrà in Vaticano dal 2 al 29 sul tema: «L'Eucaristia fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa».  Prendo inizio dalle parole del Papa, laddove, in questa lettera apostolica,   dice che: ‘è importante che nessuna dimensione di questo Sacramento venga trascurata’.

Una delle tante dimensione che il papa sottolinea è la seguente: L'EUCARISTIA è PRINCIPIO E PROGETTO DI «MISSIONE». Prendendo spunto da Lc 24,33, «Partirono senza indugio», il papa sottolinea il fatto che i “due discepoli di Emmaus, dopo aver riconosciuto il Signore, «partirono senza indugio» (Lc 24,33), per comunicare ciò che avevano visto e udito. Quando si è fatta vera esperienza del Risorto, nutrendosi del suo corpo e del suo sangue, non si può tenere solo per sé la gioia provata. L'incontro con Cristo, continuamente approfondito nell'intimità eucaristica, suscita nella Chiesa e in ciascun cristiano l'urgenza di testimoniare e di evangelizzare. Ebbi a sottolinearlo proprio nell'omelia in cui annunciai l'Anno dell'Eucaristia, riferendomi alle parole di Paolo: «Ogni volta che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga» (1Cor 11,26). L'Apostolo pone in stretta relazione tra loro il convito e l'annuncio: entrare in comunione con Cristo nel memoriale della Pasqua significa, nello stesso tempo, sperimentare il dovere di farsi missionari dell'evento che quel rito attualizza. Il congedo alla fine di ogni Messa costituisce una consegna, che spinge il cristiano all'impegno per la propagazione del Vangelo e la animazione cristiana della società. Per tale missione l'Eucaristia non fornisce solo la forza interiore, ma anche — in certo senso — il progetto. Essa infatti è un modo di essere, che da Gesù passa nel cristiano e, attraverso la sua testimonianza, mira ad irradiarsi nella società e nella cultura. Perché ciò avvenga, è necessario che ogni fedele assimili, nella meditazione personale e comunitaria, i valori che l'Eucaristia esprime, gli atteggiamenti che essa ispira, i propositi di vita che suscita”.

Il Papa GPII, con queste parole, ha spronato tutti i credenti ad una riflessione più attenta e incisiva del mistero eucaristico, da cui nasce e di cui si nutre la Chiesa. L’invito del Papa vale per tutti, in modo particolare per i gruppi eccelsigli e, credo io, ancora di più per noi, dame e cavalieri dell’Ordine. 

Nella  Premessa alla Sintesi delle Disposizioni Operative dell’Ordine, infatti, del dicembre 2000 in vista, allora, del Terzo Millennio, è detto a chiare lettere che lo specifico dell’identità dell’Ordine è la missione affidata dal Santo Padre 1) di assistere la Chiesa di Terra Santa e 2) di rafforzare nei suoi membri  la pratica della vita cristiana. Ed, essendo l’Ordine un’associazione laica di fedeli, essa rientra, - continua la Premessa - in quei criteri di ecclesialità, che, secondo la Christifideles Laici sono tra gli altri: 1) la responsabilità di confessare la fede cattolica, per cui ogni associazione deve essere ‘luogo di annuncio e di proposta della fede; 2) la conformità e la partecipazione alle finalità apostoliche della Chiesa, per cui tutte le associazioni sono chiamate ad uno slancio missionario che le renda sempre più soggetti di una nuova evangelizzazione. Ed altrove, nella stessa Premessa, vien detto: ‘… la vita di ogni ogni membro deve apportare una speciale testimonianza al mondo …la personalità … del membro dell’Ordine, sia esso Cavaliere o Dama, dovrà essere caratterizzata.. da una visibile testimonianza di ‘impegno laico cristiano ’.

Fatta questa doverosa premessa, che sostanzialmente la dice lunga sul ruolo di testimone che il Cavaliere del S. Sepolcro, come tale, deve assumere e svolgere, credo che sia quanto mai utile alla nostra formazione spirituale di membri dell’Ordine elencare e sottolineare brevemente gli ambiti entro cui, oggi più che mai, debba esprimersi la testimonianza derivante dall’esperienza intima e personale con Cristo Eucaristico.

 

 

I. – Il Cavaliere del S.S.: testimone di un perenne rendimento di  grazie

 

Ritornando alla Lettera Apostolica Mane Nobiscum, il Papa GPII dice che questo stile di vita emerge ‘dal significato stesso della parola «eucaristia»: rendimento di grazie. In Gesù, nel suo sacrificio, nel suo «sì» incondizionato alla volontà del Padre, c'è il «sì», il «grazie» e l'«amen» dell'umanità intera. La Chiesa è chiamata a ricordare agli uomini questa grande verità. È urgente che ciò venga fatto soprattutto nella nostra cultura secolarizzata, che respira l'oblio di Dio e coltiva la vana autosufficienza dell'uomo. Incarnare il progetto eucaristico nella vita quotidiana, là dove si lavora e si vive — in famiglia, a scuola, nella fabbrica, nelle più diverse condizioni di vita — significa, tra l'altro, testimoniare che la realtà umana non si giustifica senza il riferimento al Creatore: «La creatura, senza il Creatore, svanisce». Questo riferimento trascendente, che ci impegna ad un perenne «grazie» — ad un atteggiamento eucaristico appunto — per quanto abbiamo e siamo, non pregiudica la legittima autonomia delle realtà terrene, ma la fonda nel modo più vero collocandola, al tempo stesso, entro i suoi giusti confini. In questo Anno dell'Eucaristia ci si impegni, da parte dei cristiani, a testimoniare con più forza la presenza di Dio nel mondo. Non abbiamo paura di parlare di Dio e di portare a fronte alta i segni della fede’.

Il vero credente è quello che, oltre ad essere, come suggerisce Il Racconto di un Pellegrino Russo, in perenne consapevolezza di essere peccatore davanti a Colui che è la santità e la bontà personificate, e bisognoso della sua divina ed inesauribile misericordia, è in perenne atteggiamento di ringraziamento per tutti i doni e tutte le grazie ricevute, a principiare dalla vita fisica e da quella religiosa.

 

 

II. – Il Cavaliere del S.S.: testimone della fierezza dell’appartenenza

 

Quest’ultima frase del Papa pare richiamare un punto della Sintesi, a cui si faceva riferimento prima, allorquando, nel richiamare le parole del Concilio Vaticano II ‘ogni laico deve essere davanti al mondo un testimone della risurrezione e della vita del Signore Gesù ed un segno del Dio vivo’, così recita: ‘Alla luce di queste parole i Cavalieri e le Dame dell’Ordine Equestre del S. Sepolcro – della Risurrezione – dovranno trarre una speciale fierezza della loro appartenenza a questa santa milizia’.

Allargando la visione alla dimensione della chiesa, questa, in definitiva, è la fierezza dell’appartenenza alla Chiesa, a Cristo, come è detto nella chiusura della professione di fede nel formulario battesimale: ‘Questa è la fede della chiesa, che dobbiamo sempre gloriarci di professare in Cristo Gesù’.

In un mondo e in una società, che pare abbiano conservato il pudore, il timore e il tremore solo nella testimonianza della fede e di averli perduti o abbandonati in tutti gli altri campi morali, comportamentali e sociali, se non addirittura istituzionali, sentirsi, essere e dimostrare di essere fieri di militare sotto la bandiera e l’egida di Cristo Morto e Risorto, è la testimonianza orgogliosa e credibile di quella fede, che, unica, a dire di Giovanni l’evangelista, vince il mondo. 

 

 

III. – Il Cavaliere del S.S.: testimone della fede teologicamente salda, adulta e acculturata

 

Prendo di sana pianta le parole della Sintesi: ‘Oggi il senso di impegno che nasce dalla nostra fede battesimale ci spinge in primo luogo alla riscoperta del battesimo come fondamento dell’esistenza cristiana’, ad essere testimoni espliciti della nostra fede, in una continua formazione attraverso uno studio dettagliato del Catechismo della Chiesa Cattolica per illuminare le nostre coscienze e nel continuo progresso per una più approfondita conoscenza di Gesù Cristo e della sua Chiesa. Questo è il modo di far sì che le parole degli Atti degli Apostoli divengano una realtà: ‘… sarete miei testimoni in Gerusalemme, attraverso la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra (At. 1,8). Le parole di Paolo VI sono ancora rilevanti: ‘L’uomo moderno fa più attenzione ai testimoni che ai maestri; e, se ascolta i maestri, lo fa perché essi sono anche testimoni’. Essere testimoni è la manifestazione esterna della loro adesione a Cristo, attraverso la fede’.

Alla domanda spesso rivolta ai nostri fedeli del tipo: ‘Che cosa tu intendi per fede?’, ci si sente rispondere evasivamente con affermazioni del tipo: ‘Aver fede significa credere in qualcosa, in qualcuno’, o, ancora genericamente: ‘Aver fede significa credere in Dio’. Difficilmente o a stento si riesce a cavar fuori dalla loro coscienza e conoscenza che, per il cristiano cattolico, aver fede significa innanzitutto credere in Gesù Cristo  morto e risorto, in tutto quello che ha detto e ha fatto e nel Dio uno e trino da Lui rivelato. Così come professiamo nel credo la domenica. In una terribile e quasi dissacrante confusione si tenta di livellare tutto, porre sullo stesso piano Cristo, Maometto, Dio, Allah, Jahwè. La cultura religiosa della nostra gente, supporto di una fede convinta e vissuta, è rimasta allo stato embrionale. Ricorda molto l’immagine del gigante che tenta di indossare da adulto i calzoncini dell’adolescenza.

Occorre impegnarsi in un interesse di acculturazione della fede mai interrotto.

 

 

IV. – Il Cavaliere del S.S.: testimone dell’Altro e dell’Oltre in un mondo che è cambiato

 

Cito ad litteram un passo della premessa allo Statuto dell’Ordine: “Il legame con Gerusalemme, che si manifesta nell’Ordine ed esige la responsabilità per i Luoghi Santi, orienta i nostri desideri verso la Gerusalemme celeste”.

Viviamo in una società che non aiuta un percorso di vita cristiana, tutt’altro. E’ vero che la cultura marxista, per la quale non esiste se non questa vita terrena, è ormai decaduta, tramontata, declassata, ma è anche altrettanto vero che è subentrata una cultura del ‘carpe diem’, attaccata e radicata su questa terra, impeciata, impegolata nella routine quotidiana, che non consente di elevarsi oltre. Un materialismo, ateo, teoretico, di costume, di moda e di comodo, di pratica, è più che imperante. Il cavaliere deve essere colui che, richiamando con l’interesse verso la Gerusalemme terrestre quella del Cielo, deve essere testimone del futuro dell’umanità, di ciò che sarà e non è ancora, di ciò che è promesso e non è ancora dato, dei cieli nuovi e della terra nuova, dell’umanità nuova, quando tutti ‘erunt sicut angeli Dei’.

Piace in proposito citare qualche frase della Lettera a Diogneto: “Il mistero cristiano. - V. 1. I cristiani né per regione, né per voce, né per costumi sono da distinguere dagli altri uomini. 2. Infatti, non abitano città proprie, né usano un gergo che si differenzia, né conducono un genere di vita speciale. 3. La loro dottrina non è nella scoperta del pensiero di uomini multiformi, né essi aderiscono ad una corrente filosofica umana, come fanno gli altri. 4. Vivendo in città greche e barbare, come a ciascuno è capitato, e adeguandosi ai costumi del luogo nel vestito, nel cibo e nel resto, testimoniano un metodo di vita sociale mirabile e indubbiamente paradossale. 5. Vivono nella loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri. Ogni patria straniera è patria loro, e ogni patria è straniera. 6. Si sposano come tutti e generano figli, ma non gettano i neonati. 7. Mettono in comune la mensa, ma non il letto. 8. Sono nella carne, ma non vivono secondo la carne. 9. Dimorano nella terra, ma hanno la loro cittadinanza nel cielo. 10. Obbediscono alle leggi stabilite, e con la loro vita superano le leggi. 11. Amano tutti, e da tutti vengono perseguitati. 12. Non sono conosciuti, e vengono condannati. Sono uccisi, e riprendono a vivere. 13. Sono poveri, e fanno ricchi molti; mancano di tutto, e di tutto abbondano. 14. Sono disprezzati, e nei disprezzi hanno gloria. Sono oltraggiati e proclamati giusti. 15. Sono ingiuriati e benedicono; sono maltrattati ed onorano. 16. Facendo del bene vengono puniti come malfattori; condannati gioiscono come se ricevessero la vita. 17. Dai giudei sono combattuti come stranieri, e dai greci perseguitati, e coloro che li odiano non saprebbero dire il motivo dell'odio. - L'anima del mondo  - VI. 1. A dirla in breve, come è l'anima nel corpo, così nel mondo sono i cristiani. 2. L'anima è diffusa in tutte le parti del corpo e i cristiani nelle città della terra. 3. L'anima abita nel corpo, ma non è del corpo; i cristiani abitano nel mondo, ma non sono del mondo. L'anima invisibile è racchiusa in un corpo visibile; i cristiani si vedono nel mondo, ma la loro religione è invisibile. 5. La carne odia l'anima e la combatte pur non avendo ricevuto ingiuria, perché impedisce di prendersi dei piaceri; il mondo che pur non ha avuto ingiustizia dai cristiani li odia perché si oppongono ai piaceri. 6. L'anima ama la carne che la odia e le membra; anche i cristiani amano coloro che li odiano. 7. L'anima è racchiusa nel corpo, ma essa sostiene il corpo; anche i cristiani sono nel mondo come in una prigione, ma essi sostengono il mondo. 8. L'anima immortale abita in una dimora mortale; anche i cristiani vivono come stranieri tra le cose che si corrompono, aspettando l'incorruttibilità nei cieli. 9. Maltrattata nei cibi e nelle bevande l'anima si raffina; anche i cristiani maltrattati, ogni giorno più si moltiplicano. 10. Dio li ha messi in un posto tale che ad essi non è lecito abbandonare.”.

La conchiglia del Pellegrino – afferma la Premessa dello Statuto dell’Ordine - ricorda… la realtà di essere pellegrini in questa terra’.

 

 

V. – Il Cavaliere del S.S.: testimone della Solidarietà Cristiana a servizio degli ultimi

 

Cito anche qui qualche passo della Premessa alla Statuto dell’Ordine_: ‘ … il generoso impegno per i più deboli ed i non-protetti, la lotta coraggiosa per la giustizia e la pace sono le caratteristiche dell’Ordine… la conchiglia del pellegrino ricorda l’impegno di aiutare i bisognosi.’.

E ritornando col pensiero all’'Eucaristia: “…essa – continua il Papa GPII nella Mane Nobiscum - non è solo espressione di comunione nella vita della Chiesa; essa è anche progetto di solidarietà per l'intera umanità. La Chiesa rinnova continuamente nella celebrazione eucaristica la sua coscienza di essere «segno e strumento» non solo dell'intima unione con Dio, ma anche dell'unità di tutto il genere umano. Ogni Messa, anche quando è celebrata nel nascondimento e in una regione sperduta della terra, porta sempre il segno dell'universalità. Il cristiano che partecipa all'Eucaristia apprende da essa a farsi promotore di comunione, di pace, di solidarietà, in tutte le circostanze della vita. L'immagine lacerata del nostro mondo, che ha iniziato il nuovo Millennio con lo spettro del terrorismo e la tragedia della guerra, chiama più che mai i cristiani a vivere l'Eucaristia come una grande scuola di pace, dove si formano uomini e donne che, a vari livelli di responsabilità nella vita sociale, culturale, politica, si fanno tessitori di dialogo e di comunione’.

Chi si ciba dell’Eucarestia ed ha partecipato al banchetto non può non essere testimone ed operatore concreto di un servizio conviviale soprattutto nei confronti di coloro che siedono ai crocicchi delle strade.

 

 

VI. – Il Cavaliere del S.S.: testimone dell’Obbedienza alla Chiesa, al Papa, al Vescovo

 

Cito anche qui qualche passo della Premessa allo Statuto dell’Ordine: ‘La pratica della fede cristiana si deve dimostrare… nell’ubbidienza verso il Santo Padre e collaborando nella propria Parrocchia e nella propria Diocesi alle attività cristiane’.

Papa Benedetto XVI ha parlato della dittatura del relativismo, nel quale non trova spazio l’Assoluto. Un relativismo, possiamo aggiungere, che sfocia, oggi più che mai, in un soggettivismo di moda, in nome del quale il cristiano si forma una sorta di cristianesimo tutto proprio, ad modum delphini, dove la fede, la dogmatica, il vangelo stesso, la morale subiscono una distorsione ad ampia gamma ed una incrostazione spessa, tali da non concedere la rintracciabilità neanche più del nucleo del contenuto cattolico. Non solo si critica Chiesa, Papa e Vescovi, ma addirittura si sta formando, così come nella società civile, il gruppo dei cristiani disobbedienti, di coloro, cioè, che, pur dichiarandosi cattolici (dimenticando quanto diceva S. Ignazio di Antiochia: ‘è meglio essere cristiani senza dirlo, che dirlo senza esserlo’), non si accontentato neppure più dei ‘distinguo’ e dei ‘divido’, in base ai quali fare una cernita di ciò che piace e di ciò che non piace di Dio, di Cristo, del Vangelo, degli insegnamenti e degli atteggiamenti della Chiesa, ma che con determinatezza, consapevolezza, sfrontatezza mettono in essere idee e comportamenti decisamente contrari alla fede e alla morale cristiana.

Cristo obbediente al Padre fino alla morte e alla morte di croce, come dice S. Paolo, stimola e suggerisce a tutti noi una obbedienza rispettosa alla Chiesa, al Papa, ai Vescovi, che altro non è se non obbedienza alla fede. Oggi il mondo cristiano, o sedicente tale, ha bisogno di codesti testimoni.

Altri ancora potrebbero essere gli spunti provenienti da una Eucarestia celebrata, consumata e praticata.

 

Questi sopra accennati, innanzitutto, non hanno la pretesa di aver esaurito la poliedrica considerazione sull’Eucarestia e sull’impegno di testimonianza, che, dalla partecipazione ad essa, cade in capo a coloro che ne sono i beneficiari. Intendono solo essere spunti di avvio di riflessioni interiori, personali e comunitari

 

 

 

III. - riflessioni personali e comunitarie.

 

***   ***   ***

 

 

 

 

IV. - Preghiera conclusiva  (tutti insieme)

 

 

1. - “Signore Gesù, grazie perché ti sei fatto riconoscere nello spezzare il pane. Mentre stiamo correndo verso Gerusalemme e il fiato quasi ci manca per l’ansia di arrivare presto, il cuore ci batte forte per un motivo ben più profondo.

Dovremmo essere tristi, perché non sei più con noi. Eppure ci sentiamo felici. La nostra gioia e il nostro ritorno frettoloso a Gerusalemme, lasciando il pasto a metà sulla tavola, esprimono la certezza che tu ormai sei con noi.

Ci hai incrociati poche ore fa su questa stessa strada, stanchi e delusi. Non ci hai abbandonati a noi stessi e alla nostra disperazione. Ci hai smosso l’animo con i tuoi rimproveri. Ma soprattutto sei entrato dentro di noi. Ci hai svelato il segreto di Dio su di te, nascosto nelle pagine della Scrittura. Hai camminato con noi, come un amico paziente. Hai suggellato l’amicizia spezzando con noi il pane, hai acceso il nostro cuore perché riconoscessimo in te il Messia, il Salvatore di tutti.

Quando, sul far della sera, tu accennasti a proseguire il tuo cammino oltre Emmaus, noi ti pregammo di restare.

Ti rivolgeremo questa preghiera, spontanea e appassionata, infinite altre volte nella sera del nostro smarrimento, del nostro dolore, del nostro immenso desiderio di te. Ma ora comprendiamo che essa non raggiunge la verità ultima del nostro rapporto con te. Per questo non sappiamo diventare la tua presenza accanto ai fratelli.

Per questo, o Signore Gesù, ora ti chiediamo di aiutarci a restare sempre con te, ad aderire alla tua persona con tutto l’ardore del nostro cuore, ad assumerci con gioia la missione che tu ci affidi: continuare la tua presenza, essere vangelo della tua risurrezione.

Signore, Gerusalemme è ormai vicina. Abbiamo capito che essa non è più la città delle speranze fallite, della tomba desolante. Essa è la città della Cena, della Croce, della Pasqua, della suprema fedeltà dell’amore di Dio per l’uomo, della nuova fraternità. Da essa muoveremo lungo le strade di tutto il mondo per essere autentici “Testimoni del Risorto”. Amen”.  (Carlo Maria card. Martini, Partenza da Emmaus, Centro Ambrosiano di Documentazione e Studi Religiosi, Milano 1983, pagg. 8-9). 

 

 

2. - O Gesù, aiutaci a diffondere la tua fragranza

ovunque noi andiamo.

Infondi il tuo Spirito nella nostra anima

e riempila del tuo amore

affinchè penetri nel nostro essere

in modo così completo che tutta la nostra vita

possa essere soltanto fragranza

e amore trasmesso tramite noi e visto in noi,

e ogni anima con cui veniamo in contatto

possa sentire la tua presenza

nella nostra anima, e poi guardare in su

e vedere non più noi, ma Gesù.

Resta con noi,

e noi cominceremo a brillare della tua luce,

a brillare per essere una luce per gli altri.

La luce, o Gesù, sarà la tua, non verrà da noi,

sarà la tua luce che brillerà sugli altri attraverso noi.

Lascia che ti rivolgiamo le nostre preghiere

nel modo che più ami, spargendo la luce

su quelli che ci circondano.

Lasciaci predicare senza predicare,

non con le parole, ma con l’esempio.

Con la forza che attrae

e l’influsso di quel che facciamo.

Con la pienezza dell’amore

che abbiamo per te nel nostro cuore. Amen. (Madre Teresa di Calcutta)

 

 

 

 


 

Fonte :  testo cortesemente inviato alla redazione dal Relatore dell'incontro spirituale il Confratello Comm. Mons. Prof. Vincenzo Taiani  OESSG.

 

 

 

 

 

 


 

 

 

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