Ordine Equestre del  Santo Sepolcro di Gerusalemme

 

LUOGOTENENZA PER L'ITALIA MERIDIONALE TIRRENICA


  Luogotenenza per l'Italia Meridionale Tirrenica :  Ricordo del Grand'Uff. Aldo Lucatelli, Segretario della Luogotenenza per l'Italia Meridionale Tirrenica (28 marzo 2015 - 28 marzo 2020) , di S.E. Il Luogotenente Cav.Gr. Cr. Giovanni Battista Rossi.

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ORDINE EQUESTRE DEL

SANTO SEPOLCRO DI GERUSALEMME

 

Luogotenenza

per l'Italia Meridionale Tirrenica

 

   

Grand'Uff. ALDO LUCATELLI

Ex-Segretario della Luogotenenza per l'Italia Meridionale Tirrenica



RICORDO DI ALDO LUCATELLI:
28 marzo 2015 - 28 marzo 2020


Carissimi tutti,
giusto cinque anni fa, anche allora era sabato, una telefonata di Carlo mi annunciò: “Aldo è alla presenza di Dio”.
Pensai ai lunghi anni che il nostro amico aveva trascorso nella Basilica dell’Incoronata, un po’ come un novello Simeone; quella sera anche lui aveva incontrato il Messia promesso.
Era sabato, dicevo, il giorno di Maria, e un sabato particolare: l’ora pomeridiana ci introduceva nei primi vespri della Domenica delle Palme, inizio della Grande Settimana della Salvezza, realizzatasi in quella terra che Aldo aveva tanto amato. Anche in queste, che sembrano coincidenze, trovai sollievo al dolore umano del distacco.
In questo odierno sabato stranito, in questo tempo particolare che nessuno di noi si aspettava di vivere, in cui non è concesso nemmeno condividere l’Eucarestia, non potremo incontrarci per celebrare la Messa per la sua anima, come avevo pensato da tempo.
Devo quindi affidare a queste parole il ricordo e al tempo stesso invitare tutti a una preghiera, sempre necessaria, anche se credo che Colui che paga con generosità abbia accolto con un sorriso anche i suoi umani difetti. Penso che sia giunto lassù “umilmente ma senza timore”
Non so immaginare persona, tra di noi, che non abbia voluto bene ad Aldo: ancora oggi, qualche volta, mi sembra strano che non sia lì, nella “nostra” Basilica.
Tutti ne ricordiamo la vecchiaia attiva e feconda, la generosità e le arrabbiature, la difficoltà innata a tacere, la passione per i suoi compiti e l’infinita serie di aneddoti che dispensava. Né possiamo dimenticare la capacità, conosciuto com’era, di infilarsi in tutti gli ambienti della chiesa di Napoli come di quella di Gerusalemme. Ognuno di noi conserva di Aldo ricordi unici o condivisi. Anch’io ho i miei.


Quando divenni preside di Napoli San Gennaro presi l’abitudine di passare nella nostra sede almeno il
pomeriggio del giovedì, tornando dal lavoro. Fu un periodo in cui si consolidò un legame forte, dico si
consolidò perché a due mesi dalla mia investitura era già nata un’amicizia. Ciò avvenne quando,
realizzando un vecchio proposito, condiviso con mia moglie, andai pellegrino in Terra Santa e fu lungo
quelle strade che fraternizzammo.
Quei pomeriggi a Capodimonte mi insegnarono molto delle dinamiche e prassi del nostro Ordine e mi
diedero modo di incontrare tante persone e apprendere meccanismi e procedure. Tutto questo mi è servito
e mi serve ancora oggi.
Quando si ammalò fummo ancora più vicini. La sua vicenda di salute non rientrava nelle mie specifiche
competenze di specialista, e dunque fui per lui solo un “facilitatore”. La sua malattia mi ha lasciato, più
di tante altre che ho incontrato in quarant’anni di medicina, un senso di amara sconfitta.
In quel periodo Aldo accettò con fiducia ogni trattamento: mi diceva che voleva fermamente guarire,
soprattutto per tornare a Gerusalemme. Un giorno, poi, mi confidò che c’era un altro compito che doveva
svolgere, e mi turbai un poco: era convinto che sarei diventato luogotenente e dunque voleva aiutarmi,
come aveva fatto con il professore Dal Negro e con il generale Napolitano. L’accomunare tre persone
davvero diverse rivelava il vero oggetto del servizio che voleva continuare a svolgere: il nostro Ordine.
Soggiunse poi: “e se devo morire ti aiuterò dal Cielo”. Lo starà sicuramente facendo, nella Comunione
dei Santi.


Nel primo pomeriggio della domenica portarono a Capodimonte la sua bara. Io dopo il pranzo familiare
avevo riaperto la sede per aspettarla e così, per una ventina di minuti, rimanemmo lì. Recitai il Salmo
122: “Che gioia, quando mi dissero: Andremo alla casa del Signore! E già i nostri piedi sono alle tue
porte, Gerusalemme”. Insieme eravamo saliti più volte alla città terrena: ci sia concesso, nell’ultimo
pellegrinaggio, incontrarci nella città definitiva che in essa è prefigurata.
In unità di preghiera

IL LUOGOTENENTE
Cav. di Gran Croce Prof. Dott. Giovanni Battista Rossi





 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

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